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Lo sguardo “Dell’Aquila” punta già ai Giochi di Parigi 2024

12 Ago 2021 | Interviste

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Dai primi calci in palestra alla medaglia d’oro olimpica conquistata ai Giochi di Tokyo 2020, Vito Dell’Aquila ha trascorso un’adolescenza dedita alla disciplina e al sacrifico. Perché oltre al talento e alla classe innata, servono caparbietà e grande determinazione per arrivare sull’eldorado del taekwondo mondiale.

Vito Dell'Aquila - taekwoondoA volte non basta, serve anche la fortuna, ma il giovane mesagnese la buona sorte se l’è saputa cercare, vivendo ogni singolo giorno in funzione di un unico obiettivo: vincere. Voleva prendere a calci il pianeta e ci è riuscito a soli 20 anni. Un’impresa che non era riuscita neppure al suo conterraneo, uno degli “Eroi di Puglia” Carlo Molfetta, divenuto campione olimpico ai Giochi di Londra 2012 quando di anni ne aveva già 28. Per entrambi la terra promessa è stata la stessa: Mesagne. Serbatoio di talenti naturali forgiati dagli insegnamenti della New Martial Art del maestro Roberto Baglivo. Il miracolo ripetutosi a distanza di 9 anni ha consegnato il nome di Vito Dell’Aquila alla storia. “Non so cosa abbia di speciale la New Martial Art, ma è un ambiente in cui si lavora duramente e con serietà – dichiara a Sport in Puglia il campione in forza al Centro Sportivo dell’Arma dei Carabinieri -. Posso dire con sicurezza, però, che nel panorama pugliese ci sono tante scuole di taekwondo validissime. Ci sono palestre e maestri di tutto rispetto”. Il salentino ha fatto dell’atletismo e della velocità di esecuzione dei colpi i suoi principali punti di forza. Doti messe a frutto sul tatami giapponese in occasione della manifestazione sportiva più prestigiosa. Cinquantotto chili di pura agilità e resistenza uniti ad una forza mentale da autentico veterano. E anche se la fiaccola olimpica si è spenta, il fuoco della vittoria arde ancora negli occhi del classe 2000: “Sto vivendo un sogno e a distanza di tempo mi sento ancora al settimo cielo, ma presto tornerò ad allenarmi con continuità per puntare ai Giochi di Parigi 2024. Quindi non vedo l’ora di cominciare un nuovo percorso di gare per qualificarmi alle prossime Olimpiadi. Sono il campione olimpico, ma sono ancora molto giovane e ho ancora ampi margini di miglioramento. Quindi intendo restare con i piedi per terra con l’obiettivo di restare ad alti livelli”.
Il pugliese ha voluto dedicare la medaglia d’oro al caro nonno scomparso. Una dedica giunta dritta al cuore di tutti gli italiani. “Ero convinto di vincere perché sapevo che da lassù c’era un angelo che vegliava su di me” – prosegue -. Ma quale è stato il momento in cui Dell’Aquila ha visualizzato la vittoria dell’oro olimpico? “Ho puntato alla medaglia più importante fin dalle qualificazioni di un anno fa – ha detto il campione di Mesagne -, ma ho preso contezza della vittoria nelle fasi finali dell’ultimo combattimento contro il tunisino Mohamed Khalil Jendoubi, che è stato molto tirato. In quegli attimi ho pensato solo a dare il massimo di me stesso per mettere a frutto tutto il lavoro svolto in questi anni”. Riavvolgendo il nastro della vita trascorsa in kimono del fuoriclasse pugliese, si annoverano una serie di successi a livello giovanile e tra i Senior. Fra le vittorie più luccicanti si ricordano i primi posti conseguiti agli europei di Bari e al Gran Prix Final di Mosca dove si sono sfidati i migliori sedici del mondo. E proprio il trionfo in terra russa il 7 dicembre 2019 permise a Dell’Aquila di staccare il pass per i Giochi di Tokyo. Il combattente pugliese ebbe ragione in finale del forte coreano Jun Jang col punteggio di 21-18. Ripercorrendo a ritroso il cammino in nazionale del giovane combattente si evidenzia la medaglia di bronzo conquistata nel 2018 in Kazan in occasione dei campionati europei e un altro bronzo ottenuto nel 2017 ai campionati mondiali svoltisi in Korea. Una sequela di affermazioni che hanno fatto del classe 2000 un vero predestinato di questa pratica sportiva.

Vito Dell'aquila - Taekwoondo

WORLD TEAKWONDO

Eppure dietro i successi altisonanti del giovane prodigio non si celano segreti o ricette particolari: “Nessun segreto – dice Dell’Aquila -, sono semplicemente innamorato pazzo del mio sport, forse è questo il mio vero punto di forza. Ho fatto tanti sacrifici, dalla dieta alla lontananza da casa, ma sono cose che rifarei mille volte per amore del taekwondo. Agli allenamenti abbino sempre una corretta alimentazione per restare in forma e perfettamente in linea con la mia categoria di peso. Si tratta di una disciplina che a certi livelli richiede grandi sacrifici, ma quando ami quello che fai diventa tutto più facile – prosegue -. Pratico questo sport da oltre tredici anni e ormai fa parte di me. È un’arte marziale che scorre nelle mie vene”. Ma la vita del campione olimpico non gira solo attorno al taekwondo. Fuori dal tatami, le ambizioni professionali del salentino gravitano nel mondo dell’informazione: “Mi piacerebbe studiare per diventare un giornalista sportivo – svela Dell’Aquila -. Vorrei anche studiare la lingua inglese e diventare un valido professionista con l’obiettivo di fare carriera”. L’oro olimpico della categoria 58 chilogrammi ha messo il kimono per la prima volta all’età di 8 anni presso la New Martial Art. Sotto la guida del maestro Baglivo ha trascorso dieci anni bruciando le tappe. Fino al passaggio al Centro Sportivo dei Carabinieri avvenuto il 12 novembre 2018, nove giorni dopo il suo diciottesimo compleanno. Da lì in poi il salentino ha conquistato una serie di successi in campo nazionale e internazionale che gli hanno aperto le porte delle Olimpiadi. Tutto il resto è storia. Perché per un taekwondoka non esiste traguardo più grande della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici. E Vito Dell’Aquila è entrato a piedi uniti nell’Olimpo dello sport nel fiore degli anni. Ha fatto sognare milioni di italiani e tantissimi appassionati di questo sport in tutto il mondo, dando lustro con le sue gesta al vasto movimento del taekwondo pugliese. Resterà per sempre agli annali dello sport tra i campioni di fama mondiale più precoci della storia. Ed è per questo motivo che il futuro del piccolo-grande Vito è ancora tutto da scrivere.

Paolo Conte

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