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O Rey al Via del Mare: il giorno di Pelè a Lecce

25 Giu 2020 | Racconti

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Come arrivò O Rey Pelè a Lecce

Alla fine del campionato 1966/67 il Lecce è reduce da 9 stagioni in C e altre 9 ne dovranno passare prima della storica promozione in B con Mimino Renna. Il presidente o meglio il Commissario Straordinario dell’Unione Sportiva è da meno di un anno l’avvocato Marcello Indraccolo, esponente di spicco dell’alta borghesia cittadina, nella cui imponente villa in periferia – poco distante dal nuovo stadio Via del Mare – ha espressamente voluto un campo di calcio regolamentare. Da poco subentrato a Del Piano alla guida del sodalizio giallorosso, nell’estate del 1966 l’avvocato Indraccolo organizza per l’inaugurazione del Via del Mare un’amichevole di prestigio contro una delle corazzate europee dell’epoca, lo Spartak Mosca. Davanti a 13mila spettatori, la partita finì 1-1 e per il Lecce segnò il centrocampista Luigi Trevisan, venuto a mancare proprio l’8 giugno scorso. L’evento però passa mediaticamente troppo in sordina e Indraccolo un anno dopo decide di rilanciare. Viene a sapere che tra le varie tappe della tournée estiva della squadra brasiliana del Santos c’è anche l’Italia. Nel mondo alla rovescia di allora, infatti, le squadre che facevano le tournée estive per finanziarsi erano quelle che volavano da sinistra a destra dell’Atlantico e non viceversa. E nel Santos dell’epoca milita un certo Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto da tutti come Pelè, la Perla Nera, che tre anni più tardi annichilì l’Italia in finale ai mondiali Mexico ’70, diventando per tutti O Rey: il giocatore più forte del mondo.


Pelè sbarca nel Salento

Il giocatore più forte del mondo all’apice della sua carriera (aveva 27 anni) ha calcato il prato del Via del Mare di Lecce. Sembra incredibile ma è successo veramente. Pelè era per il Santos un simbolo, un vessillo da esibire con orgoglio in tutto il globo calpestabile, ma anche una formidabile gallina dalle uova d’oro, una sorta di King Kong capace di attrarre folle oceaniche per autografi, foto, interviste o anche solo per vederlo toccare il pallone. Lui non si è mai sottratto a questo ruolo e ogni estate il Santos si sottoponeva a viaggi estenuanti per disputare amichevoli dappertutto: prima di arrivare a Lecce, i brasiliani avevano giocato (e vinto) a Kinshasa dal dittatore Mobutu nel futuro Zaire, a Dakar in Senegal, a Brazzaville in Congo, ad Abdijan in Costa d’Avorio e a Monaco di Baviera in Germania, prima di approdare in Italia a Mantova, Riccione, Firenze e Roma. Una influente telefonata dell’avvocato Indraccolo, però, riesce a far aggiungere una tappa nel profondo sud dello stivale e fu così che il 24 giugno 1967 il Santos di Pelè sbarca nel Salento. La notizia sconvolge la quotidianità di quella cittadina ben lontana dal godere della fama odierna e stavolta la stampa si scatena. Il giorno prima della partita i brasiliani fanno rifinitura in un blindatissimo Via del Mare, dove però a un ragazzino chiamato Gianni Carluccio è concesso di entrare munito di cinepresa Super8 e macchina fotografica per immortalare l’evento, regalandoci le straordinarie immagini che possiamo apprezzare ancora oggi. La sera, poi, Villa Indraccolo si veste a festa per accogliere i calciatori del Lecce e del Santos in un ricevimento organizzato dal presidente.
O Rey Pelè allo Stadio Via del Mare
fonte: il Nobile Calcio

 

Via del Mare in delirio per O Rey

Alle ore 18 del 24 giugno 1967, Pelè sbuca dalla pancia del Via del Mare davanti a oltre ventimila tifosi in delirio sotto il sole cocente del Salento. Poche ore prima il Santos si era allenato proprio nel campo di Villa Indraccolo, mentre i calciatori del Lecce hanno provato a stemperare la tensione con una corsetta dallo stadio alla spiaggia di San Cataldo, giustappunto la via del mare.
Come ammise lo stesso giornalista Elio Donno nel suo articolo dell’epoca per il Corriere, gli addetti ai lavori si attendevano poco più di una partita passerella per O Rey, immaginandolo stanco dopo il lungo peregrinare o comunque demotivato nell’affrontare un’umile e sconosciuta squadra della Serie C italiana. E invece, dopo un inizio sornione – complice anche l’afa – Pelè comincia a far vedere al pubblico leccese di che pasta è fatto, non solo esibendosi in dribbling e giocate funamboliche, ma prendendo seriamente contrasti e accettando mischioni degni, appunto, della terza divisione. Il suo impegno ha mandato comprensibilmente ancora più in visibilio gli spettatori e si è concretizzato al 24°. Il gol di Pelè allo Stadio Via del Mare - 24 Giugno 1967 L’esterno Arel si incunea nella fascia sinistra giallorossa fino ad arrivare praticamente a
fondo campo contrastato da Lucci e il suo tentativo di cross viene intercettato dal portiere Bottoni che fa impennare la palla proprio al centro dell’area piccola, dove Pelè si avventa come un falco e decolla letteralmente da terra incornando di testa in rete, senza che il numero 8 Sacchella possa nemmeno tentare di abbozzare un intervento difensivo.
Ma passano giusto tre minuti dal vantaggio ospite che il più brasiliano e funambolico dei leccesi, l’ala Mellina, mette al centro un traversone che il bomber Mammì fa suo per il pareggio. Il boato della folla è entusiasmante mentre l’incredulità si legge tanto negli sguardi dei giocatori del Santos, quanto in quelli del Lecce, consci di aver compiuto un’impresa storica: segnare un gol alla squadra del grande Pelè. Che ovviamente non ci sta e al 35° sigla un gol da stropicciarsi gli occhi. Riceve rasoterra al limite dell’area di rigore e, con dei movimenti rapidissimi, danza sul pallone da una parte all’altra, lasciando la sfera sul posto ma avendola un attimo prima nella disponibilità del suo piede destro, un attimo dopo del mancino. Palla c’è, palla non c’è, come nel gioco delle tre carte. Scatto o non scatto, dribblo o non dribblo, finte e controfinte, come nel gioco del fazzoletto dei boy scout. Comola, di fronte a lui, comincia a non capirci più niente e quando decide di cercargli la palla con la gamba destra… Pelè non aspettava altrogliela fa sparire da sotto al naso portandosela sul sinistro e scaglia una saetta imprendibile proprio sotto l’incrocio dei pali alla destra di Bottoni. Il tutto in una frazione di secondo.
Pelè a Lecce in azione allo Stadio Via del Mare


Tripletta: menu completo della Perla Nera

Tre minuti dopo, al 38°, Melideo spiazza il proprio portiere nel tentativo di deviare un bolide di Wilson e si va al riposo sull’1-3 per il Santos. Nella ripresa i valori in campo emergono ancor più prepotentemente e per il Lecce non c’è storia. Ma questo, in fondo, si sapeva già dall’inizio. Quello che non si poteva immaginare è che Pelè si sarebbe impegnato anche a risultato acquisito in un’amichevole estiva, siglando addirittura un terzo gol al 52°, stavolta con un piattone destro di precisione da dentro l’area di rigore. Tripletta, dunque, di testa, di sinistro e di destro: menu completo per gli sportivi leccesi accorsi ad acclamare la Perla Nera. La partita finirà 1-5 e Pelè uscirà tra gli applausi scroscianti a cinque minuti dalla fine. La sera, durante la cena a base di fave e cicoria ciceri e tria, la marcatura su di lui sarà se possibile ancora più asfissiante tra autografi e foto di rito. Pelè, però, sorrideva a tutti, dimostrando una consapevolezza da star praticamente inedita per il calcio di quel periodo. «Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso l’amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore», affermò dopo il suo ritiro Pinheiro, ambasciatore brasiliano all’ONU. E un po’ di quell’amicizia, di quella fraternità e di quella gioia, Pelè l’ha portata anche nel Salento, lasciando un ricordo indelebile ai tanti bambini (e non) di quel 1967 che hanno potuto raccontare di aver visto giocare dal vivo la Perla Nera al Via del Mare di Lecce.

Pelè a Lecce

Pinterest – Guido Brambilla

Pelè al Via Del Mare con giocatori del Lecce - Giugno 1967

Foto Gianfranco Lentini – Fonte Gianni Carluccio

Luca Brindisino
www.pennaverde.it

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